#perdere la pazienza
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Sono anni che sopporto,
butto giù il boccone amaro per quieto vivere,
se poi un giorno perdo la pazienza e vi butto addosso tutta la merda con la quale ho dovuto convivere a causa vostra,
non chiamatemi stronza,
ma fatevi un esame di coscienza.
- romyy999
#frasi mie#frasi tumblr#frasi belle#frasi persone#persone#persone nocive#persone sbagliate#sopportare#perdere la pazienza#frasi vere#frasi vita
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me, everyday: if i had polls I would-
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CARI AMICI UOMINI
Dopo avere letto una pletora di articoli di giornale polemichetti e frignosetti sull'argomento, mi permetto, in quanto tesserato da 50 anni presso il Patriarcato, di raccontarvi come andrà a finire.
Intanto due o tre considerazioni sulle donne.
Le donne non devono essere 'conquistate'... Le donne hanno voglia di trombare tanto quanto voi, quindi se non le state trombando significa che non vi vogliono trombare. Punto.
Non dovete convincerle, non le dovete ammansire o ammaliare, non stanno facendo 'le difficili'... non vi vogliono trombare per una serie di motivi che voi non capite o che magari non hanno voglia di spiegarvi, anche perché magari ci sono donne stronze (o stanche o a cui girano i coglioni per fatti loro) che non hanno voglia di dare spiegazioni.
Non vi hanno fatto perdere tempo facendovela annusare.
Magari è successo l'esatto contrario, perché loro si aspettavano un uomo più interessante, perdendo così tempo prezioso nel credervi migliori di quanto non siate poi risultati.
Nessuno deve niente a nessuna. E viceversa.
Impacchettate le vostre palle blu e segatevi a casa. Ri-punto.
Ho incontrato parecchi omuncoli tambleri con le palle e l'orgoglio feriti che, frignanti per le aspettative tradite, sentivano di dover in qualche modo pareggiare i conti...
Mi piacerebbe insultarvi in modo colorito e fantasioso ma credo che il vostro specchio ogni mattina stia facendo un lavoro migliore del mio.
E vi svelo un segreto, a voi che vi sentite demascolinizzati da tutte queste donne disinibite, rompicoglioni e pretestuose con le loro lotte femministe.
Le donne sono disinibite?
Scopatevi una bambola gonfiabile ascoltando in loop l'mp3 di vostra mamma che vi dice che voi valete.
Le donne sono pretestuose e rompicoglioni con le loro lotte?
Credo che 10.000 anni di patriarcato abbia conferito loro questo diritto e se a volte alcune polemiche possono sembrare davvero pretestuosamente costruite, pazienza... ci sta che per i primi tempi qualcha uomo possa pagare le colpe dei propri padri, dei propri nonni, dei propri bisnonni, di tutti i parenti defunti dal principio alla fine sino ad arrivare a quel coglione di Agamennone. Si difenderà e sarà riabilitato, lusso poco concesso all'altro 50% dell'umanità.
Se la vostra virilità è così fragile da sentirsi minacciata dalla normalità, allora si merita di essere distrutta senza rimorso alcuno.
Prima ci fate pace con questa consapevolezza, prima smetterete di lagnarvi e accetterete questa nuova normalità, più giusta perché restituisce allle donne il diritto negato da sempre di sentirsi intere.
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Sto per immergermi in qualcosa che non conosco, qualcosa che mi fa paura. Non è il dolore a spaventarmi – quello l’ho già incontrato – ma il cambiamento, il perdere il controllo. Questa cura sarà un viaggio, e probabilmente sarà più difficile di quanto riesca ora a immaginare. Probabilmente mi porterà via più di quanto sia pronta a lasciare andare: la forza, le certezze, i piccoli dettagli che ancora mi fanno sentire me stessa. Forse, probabilmente, perderò i capelli, forse la pazienza, forse persino la fiducia nei miei limiti. Ma in fondo, chi sono io senza ciò che sto per perdere? Questa è la domanda che mi tormenta. Probabilmente, lungo il cammino, dovrò lasciarmi alle spalle un’immagine di me a cui sono ancora legata. Non si tratta solo del corpo, ma di tutto ciò che il corpo rappresenta: un guscio che mi protegge, un punto fermo che riconosco nello specchio. Probabilmente, quel guscio si spezzerà. Eppure, c’è qualcosa di paradossalmente affascinante in tutto questo. Forse è proprio il viaggio nell’incertezza che insegna chi siamo davvero. Quando perdiamo ciò che credevamo immutabile, rimaniamo soli con ciò che non possiamo togliere, con l’essenza di noi stessi. Probabilmente, sarà proprio in quel momento, quando tutto sembrerà crollare, che scoprirò chi sono davvero. Non sono pronta, ma chi lo è mai? Nessuno ci insegna a vivere nel cambiamento, nella trasformazione. Cresciamo cercando certezze, costruendo equilibri, e poi, improvvisamente, la vita li strappa via. Mi chiedo se ci sia una lezione in tutto questo, o se sia solo caos. Forse è una prova, forse è solo una coincidenza. Probabilmente non troverò una risposta, ma forse la domanda stessa sarà sufficiente per andare avanti. Mi aspetto giorni difficili, momenti in cui mi sembrerà di non riconoscermi più. Probabilmente mi sentirò sola, anche in mezzo agli altri, perché certe lotte si combattono in silenzio, dentro di noi. Ma forse, in quella solitudine, ci sarà spazio per ascoltare parti di me che ho sempre ignorato. Forse scoprirò una forza che non sapevo di avere, o forse imparerò che essere fragile non è una colpa. Questo viaggio mi cambierà, lo so. Non so se sarò più forte o più debole, ma so che non sarò più la stessa. Forse il dolore mi renderà più umana, più vera. O forse, mi lascerà solo cicatrici. Ma le cicatrici non sono solo segni di ciò che è stato: sono la prova che siamo sopravvissuti. E così, mi preparo ad affrontare l’ignoto. Probabilmente cadrò, probabilmente mi spezzerò. Ma forse, in quei frammenti, troverò una luce che non avevo mai visto prima. Forse, in mezzo alla paura, c’è una possibilità che non so ancora immaginare.
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“Per l’uomo moderno è difficile praticare la pazienza quanto lo è praticare la disciplina e la concentrazione. Tutto il nostro sistema industriale incoraggia esattamente il contrario: la velocità. [...] L'uomo moderno crede di perdere tempo quando non agisce rapidamente; tuttavia, "Non sa cosa fare con il tempo che guadagna se non ucciderlo." (Cit.)
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La letteratura nasce dalla difficoltà di scrivere non dalla facilità. Dove la penna ti si inceppa, dove non riesci a esprimerti, di lì e solo di lì potrai cominciare a fare letteratura. Scava in quel punto, lavoraci, rosicchia il tuo osso con pazienza. Tutto il resto puoi lasciarlo perdere: dove la penna scorre facile non nasce niente di buono.
- Italo Calvino
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Dicono che quando una persona ha compiuto la sua missione su questa terra, se ne va. Come se non avesse più nulla da fare qui. Siamo noi, che siamo ancora vivi, che dobbiamo trovare un senso al dolore, affinché non ci imprigioni e non ci faccia perdere di vista il nostro compito. Ma per ora dobbiamo avere pazienza. Prima di tutto, con noi stessi. Non esiste un manuale su come attraversare il nostro lutto. È personale e unico. E cercare di incasellarlo per la comodità degli altri non farà altro che prolungare indefinitamente la sofferenza e bloccarci in un pantano dal quale sarà difficile uscire. È necessario appoggiarsi alle persone che ci vogliono bene, come se fossimo bambini di nuovo. Abbiamo bisogno di loro per attraversare con fiducia questo sentiero sconosciuto, questo cammino misterioso che prima o poi tutti dovremo percorrere. Senza dimenticare, come disse C.S. Lewis dopo la perdita di Joy, che il dolore che ora sentiamo è parte della felicità di allora. Attraversare un lutto profondo è come rinascere. Ci sembra di attraversare un canale di parto oscuro, scivoloso, in cui ci sentiamo compressi, spaventati. In cui a volte non possiamo vedere la luce alla fine del tunnel. Ma un giorno sporgiamo la testa, vediamo il sole, altre facce ci sorridono. Ci rendiamo conto che non siamo soli. Che non siamo gli unici nell'universo ad aver sofferto una perdita. E, soprattutto, che i nostri cari che sono morti continuano a vivere nel nostro cuore. Il miglior omaggio che possiamo fare loro è vivere la nostra vita pienamente. Grati per il tempo che li abbiamo avuti accanto a noi e fiduciosi che un giorno saremo di nuovo insieme. Mi sarebbe piaciuto dirti addio.
(dal web)
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Un tempo sarebbe stato semplice amarmi. Ero dolce, credevo nelle promesse, nelle parole. Scusavo tutto e tutti, anche il dolore che sentivo e non volevo riconoscere. Mi assumevo colpe che nemmeno comprendevo. Pur di non perdere chi amavo, accettavo e sopportavo ogni mancanza, anche quando mi perdevo io e non riuscivo più a ritrovarmi. Abbracciavo senza chiedere nulla in cambio. Ero una ragazza vulnerabile. Da proteggere. Da ferire. Da distruggere.
Oggi amarmi è più complesso, restare accanto a me richiede pazienza, rispetto dei miei spazi, comprensione dei miei silenzi, della mia autonomia, del mio bisogno di vivere senza dipendere. Oggi è difficile amare la donna che sono diventata, ed io ne sono consapevole. Dopo i sogni infranti, le ali spezzate, le parole taciute. Adesso so con certezza quali mani vorrei stringere e quali sguardi non vorrei incontrare più, quali occhi non vorrei più incrociare nella mia vita. È difficile, lo ammetto. Forse non so molto ancora sull'amore, non potrei insegnarlo. Ma so che ha a che fare con il rispetto, con scelte che non si impongono, ma che si costruiscono, insieme. Quando si diventa una scelta reale e non una possibilità tra tante. Amare è restare, nonostante tutto. È scegliere e scegliersi, ogni giorno, con coraggio.
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IL PATTO FAMILIARE
In ogni famiglia esiste, implicito, un patto familiare.
Nessuno lo dice, nessuno ne parla e consciamente nessuno della famiglia sa che esiste.
Esso opera totalmente a livello inconscio e tuttavia guida silenziosamente ogni azione di ogni membro della famiglia.
Ne gestisce le scelte, il sentire, i pensieri e soprattutto - e questo e’ il suo scopo principale- lo mantiene legato al nucleo familiare come un patto di sangue o una fedele alleanza.
In questo la famiglia può somigliare in tutto e per tutto ad una cosca mafiosa che finché agisci come lei vuole, ti protegge e ti nutre, ma prova a fare un passo che tradisca quel patto e sei fuori, abbandonato, schifato e in casi estremi anche ucciso.
Ho visto persone brillanti, capaci, con immense potenzialità, sabotarsi e ridimensionarsi, all’apparenza immotivatamente, le ho viste soffrire e disperarsi, rovinare relazioni, perdere possibilità, sempre senza spiegarsi il perché.
Analizzandole in profondità scoprivo che provenivano da situazioni familiari chiuse, tipo setta, dove ogni membro aveva il solo compito di mantenere in vita il gruppo-famiglia.
Famiglie implose e collassate su se stesse, depresse, senza scambi creativi con l’ambiente esterno, piene di frustrazione e paure, e l’unico modo per sopravvivere e proteggersi e’ restare uniti nella gabbia.
Il problema e’ quando nasce la pecora nera, il cosiddetto paziente designato, cioè quello che e’ destinato a portare a galla il copione e sbatterlo in faccia alla famiglia, con la diretta conseguenza di essere sbattuto fuori come una minaccia.
Questi figli sono portatori di guarigione, prima di tutto per se stessi e poi anche per il sistema familiare.
Dovranno peró fare i conti con un’immensa solitudine, affrontare la vita da soli, senza quella rete che avranno i loro pari e che loro invidieranno.
Dovranno andarsene per ripulirsi, per curarsi, per vivere pienamente la loro vita.
In un certo senso loro sono chiamati ad uscire dal disagio senza creare un sintomo, non sempre questo e’ possibile.
Dovrete avere pazienza.
E’ un compito altissimo quello che vi e’ stato assegnato.
Di seguire solo voi stessi, spersi senza una guida ch’ abbia un volto a voi noto.
Dovrete imparare a piangere da soli, a credere in qualcosa che ancora non vedete.
L’universo pretende che viviate veramente, siete il primo della classe a cui viene chiesto s’impegnarsi di più, perché voi potete.
Avete questo seme in voi.
Non verrete mai lasciati a farvi una vita d’aperitivi e paghetta del papino e fettina della mamma.
L’universo chiama per nome le anime che devono portare guarigione, le scrolla e le scuote.
Tradire il patto, so bene, che comporta un profondo senso di colpa ma questa e’ la moneta di scambio, il prezzo da pagare per essere liberi.
Se iniziate a sentirvi in colpa verso la vostra famiglia, siete sulla strada giusta; perciò non arretrate per falsi paradisi.
Avanti con coraggio, avanti col cuore, prendete la vostra strada e spazzate via qualsiasi cosa s’intrometta tra voi e la vostra realizzazione.
E se vi chiamano egoisti, pazienza.
Voi soli sapete il prezzo che avete pagato e non certo alle masse addormentate ne potrete avere riconoscimento.
_ClaudiaCrispolti_
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"C'era un sacco di pazienza qui, Lloyd! Che fine fatto?"
"Credo l'abbia portata troppo e a troppi, sir"
"Ed è finita così?"
"Sir, purtroppo la pazienza è un dono di valore che non viene mai restituito"
"E ora, che si fa?"
"Si cerca di conservare quel che di più prezioso è rimasto, sir"
"La calma? La serenità?"
"L'amor proprio, sir"
"Per non perdere anche quello, Lloyd"
"Per non perdersi ancor di più, sir"
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Un certo ragazzo metteva spesso like alle mie storie e da un po' di tempo ha smesso. Non ritiene più che i miei contenuti siano interessanti oppure per un po' ho davvero attirato la sua attenzione ma poi gli è passata.
Fatto sta che ho messo una cosa importante oggi e non l'ha minimamente calcolata. Ho la sensazione che mesi fa lo avrebbe fatto ma pazienza, mi sono arresa. Non ho tempo da perdere dietro le persone!
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Vorrei che le persone si fermassero più spesso a chiedere "come stai", ma deve essere un come stai sentito, interessato, serio, non di routine, per abitudine, senza sentimento
Gli ultimi 3 mesi sono stati probabilmente i peggiori della mia ventisettenne vita ma pochissime persone lo sanno, quasi nessuno...
Però io non sono il tipo che va dagli altri a dire "ciao sto male ascoltami e confortati"
Vorrei che fossero gli altri a interessarmi, ma la gente oggi ha sempre fretta, va veloce e ha poco tempo da perdere ad ascoltare, quindi pazienza
Forse alcuni se lo avessero saputo si sarebbero preoccupati anche in modo sincero
Altri invece non sono altro che attori che recitano tutta la vita, recitano una parte, per fare finta, perché si sentono in dovere o per altri fini
Io non voglio incorrere in questi altri e spesso non sai mai veramente chi è chi
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" Restammo ancora a guardarci, io ben convinto a non porre per primo nessunissima domanda. Finché: «Io sono la zia» si decise riducendo la voce. «Lui dice che sono soltanto una cugina, ma in effetti sarei come e più di una zia, perché chi ha accudita la sua povera mamma fino all’ultimo se non io? Per sua fortuna è mancata prima di dover soffrire il peggio. Poi tutto è stato così difficile, nessuno potrà mai averne idea. Fino al giorno della disgrazia lo conoscevo poco, lui. Sempre stato in giro per il mondo, collegi accademia caserme. Ma da allora ho dovuto occuparmene io, si vede che così comandava il destino in Cielo. E sono ormai nove anni, sa?» Finii il caffè, rimasi con il bicchiere in mano. Il vetro era ancora fresco. «Nove anni» riprese in cantilena, quella sua voce sempre più sottile, «oggi è niente, ma in principio: oh, non voglio neanche ricordarlo il principio. Un giovane come lui, perdere gli occhi e una mano. Così: solo perché Nostro Signore non vuole nessuno contento a questo mondo. Alle manovre, giocando con una bomba. Dico giocando perché cosa sono poi queste manovre al giorno d’oggi?
Dia a me quel bicchiere.» «Il mio comandante mi ha spiegato» dissi. Per darmi un tono fissavo le mattonelle del pavimento. Ogni quattro formavano un disegno azzurro, una specie di arzigogolato fiore su fondo bianco. Dalle tende trasparenti alla finestra la luce si posava su quei fiori a raggera rilevandone l’esilità. «Un uomo come lui» seguitava adagio via via raggrinzendo e distendendo le rughe del volto. «Anche abbastanza ricco, sì. Lui ricco, mica io. Lo straccio d’una pensione di vedova, io. Ma lui: ricco. Neanche quarant’anni. Sano come un leone. E solo al mondo.» Schiacciai accuratamente la cicca nel piattino che mi aveva offerto come posacenere. «Gli stia ben dietro in questi giorni, mi raccomando» disse ancora. «Non deve mai lasciarlo solo. Lo sa, vero? E abbia pazienza, figlio mio, tanta santa pazienza. Non lo contraddica, non discuta per carità, gli dia sempre ragione, che lui parli o straparli. L’unica salvezza è rispondergli sempre sì. Sì e sissignore. Capito?» «Certo, signora.» "
Giovanni Arpino, Il buio e il miele, Baldini & Castoldi (collana Romanzi e Racconti, n° 5), 1993 [Edizione originale: 1969]; pp. 10-11.
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Chi si è fatto il mazzo per uscire da situazioni schifose e ha dovuto lottare contro la sua pigrizia, affrontare tutte le sue giustificazioni, vedere le sue mancanze, i suoi disequilibri, la sua melma interiore, rendersi conto delle sue maschere, dei suoi schemi, del suo putridume, di quanto se la raccontava e di cosa ci fosse realmente sotto, non ha più pazienza di ascoltare le stronzate degli altri, nè la vuole trovare, perché è ben consapevole che il 90% delle volte sono soltanto discolpe, deboli volontà e scarsa pazienza.
Una persona simile non si autorizza più a perdere tempo con chi non vuole davvero uscire dal suo torpore, non può più farlo, proprio perché ha attraversato l'inferno e conosce molto bene i suoi trucchi.
Ti aiuta al meglio delle sue possibilità a capire in che razza di fogna ti trovi, ma non starà più a sopportare, né ad ascoltare scusanti. Ti lascerà al destino che ti sei scelto, nonostante il più delle volte dirai che non avevi scelta.
La società è piena di spiritualoidi che ti nutrono di bugie e di belle favolette, non vi servono a evolvere perché costoro servono l'illusione.
Se proprio vuoi avere una mano smettila di considerare l'evoluzione come una disciplina da studiare e rivolgiti a chi ti prende generosamente a schiaffi, a chi ti scuote, a chi ti dice quello che non ti piace. Alle persone non serve essere coccolate, anche se soltanto quello cercano, serve la capacità di ri-conoscere se stesse.
E questo non accade se aggiungi cavolate sopra quella su cui sei praticamente nato.
La Verità vuole coraggiosi, non è uno stecco di zucchero filato, è un Superiore che con tutta la bontà del mondo, ti prende anche a calci in culo.
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Linktr.ee
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è passato così tanto tempo dall'ultima volta che presi i miei spazi, è da un po' che non scrivo di me.
ma partiamo dall'inizio o dalla fine.
21 luglio 2023
un giorno d'estate come tanti, ancora inconsapevole dei molteplici cambiamenti che sarebbero avvenuti da lì ai mesi successivi.
rapporti d'amicizia chiusi.
rapporto chiuso con quel ragazzo che non sai nemmeno come definire il rapporto, in cui si è sempre disposti a fare funzionare le cose, e poi non funzionano, prendendocela con noi stesse, quando alla fin fine, nessuno ha colpe, semplicemente non è quella persona per cui ne vale la pena davvero dedicare il nostro tempo.
aver ripreso un rapporto d'amicizia con una ragazza d'infanzia, l'unica amica che ho tutt'ora.
aver deciso di non uscire più, solo il minimo indispensabile, come andare al lavoro, all'università e a fare spesa.
aver deciso di non postare più nulla sui social, tranne su tumblr, l'unico social diverso, lo sappiamo tutti.
aver deciso di chiudermi nella mia zona confort, che equivale ad alternare studio e lettura, tutto accompagnato da una buona tazza di thè caldo prima di andare a letto.
aver deciso di non intraprendere più nuove conoscenze.
aver deciso di dedicare tutta la mia pazienza e sforzi nel lavoro.
aver deciso di mettere al primo posto mia mamma e mio fratello.
aver deciso di non commettere gli stessi errori, per poi essere di nuovo punto e a capo.
tutto un “aver deciso di” e giustamente la prima domanda che una persona si pone è il fatidico “perché? perché queste scelte? sei così giovane”
non sono solita a criticare o giudicare certi stili di vita, eppure ogni volta che mi si pone questa domanda, la mia risposta è sempre la stessa “non voglio perdere tempo a divertirmi, voglio perderlo per costruirmi un futuro ed essere indipendente”
è così sbagliato?
è così sbagliato lavorare nel settore che più ti piace anche se la paga non è granché?
è così sbagliato lavorare per non avere quel macigno nel petto che porta il nome di “le mie spese sono tutte alle spalle dei miei genitori” ?
è così sbagliato studiare per avere un titolo che mi permetta di lavorare sempre nel settore che mi piace, ma allo stesso tempo avere uno stile di vita più appagato e un buon stipendio?
è così sbagliato essere selettivi con le persone, per il semplice fatto di non volermi circondare di nuovo da persone meschine, egoiste e false?
è così sbagliato mettere al primo posto la propria famiglia perché vuoi che stiano bene?
è così sbagliato voler rimanere a casa il venerdì sera o il sabato sera, anziché andare a ballare e ubriacarmi, solo per il pensiero di risparmiare soldi?
ripeto, non giudico certi stili di vita, ma perché giudicare la mia?
è così sbagliato tutto questo? porsi degli obbiettivi, fare progetti, è sbagliato?
siamo arrivati ad oggi, 4 marzo 2024.
in cui ho capito che stare da soli fa bene, ma starci per troppo tempo fa alquanto male.
in cui ho capito che avere soltanto due amici in croce è meglio che averne dieci di cui non puoi fidarti.
in cui ho capito che se voglio una cosa, la ottengo, con pazienza, determinazione e dedizione, ma la ottengo.
in cui ho capito che se una cosa non la faccio oggi, ma il giorno dopo, non succede nulla, basta farla, ovviamente dipendentemente dalle circostanze.
e siamo attivati ad oggi, 4 marzo 2024, in cui ho capito di stare finalmente bene dopo tanto tempo, così bene che ogni tanto durante la giornata mi chiedo “dov'è la fregatura?”
perché si sa, ogni momento di quiete prima o poi verrà spazzato via dalla tempesta.
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Ecco spiegato perché da quando ho cambiato lavoro dico che mi sono spenta.
Non è il lavoro e non è neanche il farsi il mazzo senza a volte fermarsi o mangiare, ma si può lavorare con gente così!?
Io ormai mi ci sono abituata, ho imparato a conoscere i limiti e ci passo sopra senza perdere tempo e pazienza. Il vero problema è che, se state male, questa gente dovrebbe salvarvi la vita.
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